Violenza contro le donne: in Senato le storie delle vite spezzate
La ministra Roccella: “Non vi lasceremo sole”
Milano, 22 nov. (askanews) – Una persona ai margini della società, il vicino di casa. L’identikit dell’autore di violenza sulle donne che emerge da un’indagine condotta da SWG per conto dell’associazione “Giornaliste Italiane”, mostra quanto sia distante la percezione del fenomeno tra uomini e donne. La rilevazione, condotta su un campione composto da 837 cittadini italiani maggiorenni dal 13 al 15 novembre, è stata presentata nel pomeriggio a Roma, in Senato, presenti la ministra per la famiglia e le pari opportunità, Eugenia Roccella, e la sottosegretaria al ministero dell’Interno, Wanda Ferro, l’occasione l’incontro “Maria Rosaria e le altre. Le vite spezzate dal non amore”, per fare il punto sul tema della violenza di genere pensato e voluto da “Giornaliste Italiane” in vista della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
La ricerca SWG parla chiaro: per i giovani maschi l’autore di violenza su una donna corrisponde alle caratteristiche del soggetto ai margine della società, con precedenti penali e problemi psichici; tra le giovani femmine assomiglia molto di più al vicino di casa. Dall’indagine emerge poi che la diffusione di stereotipi di genere tra gli Italiani è sempre più bassa, ma i maschi più giovani sembrano mostrare una netta insofferenza verso la parità che si esplicita in un atteggiamento generale di richiamo della centralità del ruolo maschile, anche all’interno di spazi storicamente più percepiti come al femminile.
Rispetto alla violenza di genere l’atteggiamento di fondo degli italiani evidenzia da un lato la responsabilità piena e incontrovertibile – spiega SWG attribuita a chi la violenza la agisce, soprattutto se la vittima non è in condizioni di opporsi, dall’altro la necessità che una donna debba comunque sempre rimanere in guardia ed evitare situazioni che potenzialmente possano metterla in pericolo. E per 4 italiani su 10 alcune donne si mettono in pericolo da sole. Anche in questo caso l’opinione dei giovani uomini è decisamente più assolutoria nei confronti del genere maschile, mentre tra le giovani donne sono ritenute inaccettabili tutte le forme che ne limitano la libertà. E se per 8 Italiani su 10 una donna che ha subito violenza dovrebbe sempre presentare denuncia, questa certezza cala al 74% tra le giovani donne e al 63% tra i giovani uomini.
Sulla questione educativa, invece, l’accordo è decisamente più trasversale: i genitori e la scuola hanno la responsabilità di lavorare per trasmettere una corretta dimensione dei rapporti di genere. Come emerso nel corso dell’incontro le storie e i dati mostra come il tema della violenza di genere resti drammatico, segnato da storie di sangue e di dolore. Come la storia di Maria Rosaria Sessa, giornalista, uccisa 22 anni fa in Calabria per mano dell’ex compagno che è stata ripercorsa da Arcangelo Badolati, suo collega all’epoca. Un racconto commosso che non ha però lasciato alcuno spazio al ricordo sterile di una morte arrivata in un tempo lontano quando ancora la parola “femminicidio” non era nei pensieri di nessuno.
E poi la vicenda di Linda Moberg. A raccontarla lei stessa, una sopravvissuta all’aggressione del marito. Un percorso drammatico delle sue giornate segnate dal disprezzo di quell’uomo, dalle botte. Linda ha avuto paura ma continua ad averne anche oggi e, per questo, ha chiesto a tutti di non lasciare le donne sole. E il ministro Eugenia Roccella ha voluto rassicurarla, spiegando che il Governo Meloni non intende lasciare sole le donne, e che lei non resterà sola, ricordando quanto fatto dall’Esecutivo in questi 2 anni, spiegando l’importanza della formazione e dell’informazione.
La sottosegretaria all’Interno, Wanda Ferro, ha assicurato l’attenzione al tema ponendo l’accento sulla necessità di approcciare al problema della violenza contro le donne anche dal punto di vista culturale. Due i momenti che hanno caratterizzato il pomeriggio dedicato alle donne: la storia di Maria Rosaria moderata da Emanuela Fiorentino (Mediaset) e raccontata dai giornalisti Arcangelo Badolati, Francesco Mannarino, la dottoressa Gabriella Marano criminologa dell’associazione Penelope. E poi la storia di Linda Moberg commentata dal giornalista Giuseppe Rinaldi, il direttore di Askanews, Gianni Todini e Mariavittoria Savini di Rainews 24, moderato dal giornalista Roberto Inciocchi (Agorà Rai).