Stellantis investe 1,5 mld per il 21% di Leapmotor e torna in Cina
Tavares: Non saremo il cavallo di Troia dei cinesi
Milano, 26 ott. (askanews) – Dopo la conclusione del rapporto con Gac, Stellantis torna in Cina rilevando per 1,5 miliardi di euro il 21,2% di Leapmotor, quarto produttore di auto elettriche del paese fondato nel 2015 da Zhu Jiangming e quotato a Hong Kong dal 2022.
Leapmotor nel 2022 ha venduto 110mila auto elettriche e ha una gamma composta da tre bev: la citycar T03, la berlina C01 e il suv C11, questi ultimi due con l’opzione “extended range” che prevede un motore termico 4 cilindri che funge da generatore per ricaricare le batterie. Negativa la reazione in Borsa: Leapmotor ha chiuso in calo del 10,9% a Hong Kong, mentre Stellantis registra una flessione dello 0,5%.
L’accordo con il gruppo cinese prevede anche la creazione della joint venture Leapmotor International controllata al 51% da Stellantis per gestire le esportazione delle auto elettriche del brand cinese nel mondo, con lo sbarco in Europa previsto fra due anni. Stellantis nominerà il Ceo della jv e avrà due posti nel Cda di Leapmotor. Una volta definiti gli obiettivi di medio e lungo periodo con Leapmotor, Tavares ha detto che potrebbe valutare una revisione dei target del piano industriale che fissa in 20 miliardi di euro i ricavi attesi dalla Cina al 2030 e che, nel caso, ci sarà un Capital Market Day dedicato.
“La transizione verso una mobilità sostenibile sarà una battaglia durissima, questo accordo ci permetterà di essere competitivi. Non essere presenti in Cina sarebbe stato un limite per il nostro sviluppo”, ha detto il Ceo, Carlos Tavares, in una conference call da Hangzhou dove nella notte si è firmato l’accordo. Rispetto all’esperienza con Gac, “l’organizzazione oggi è molto diversa. E’ come imparare ad andare in bici, siamo caduti e abbiamo imparato. Faremo attenzione ad evitare gli errori del passato”, ha aggiunto.
In base all’accordo Leapmotor gestirà le operazioni in Cina dove punta a sfidare Tesla e Byd, mentre Stellantis si occuperà dello sviluppo del brand all’estero, facendo leva sulla rete di distribuzione. “Non siamo un cavallo di Troia dei cinesi ma lottiamo per il nostro interesse. Le esportazioni serviranno anche per sostenere il business di Leapmotor in Cina, dove i margini sono bassi a causa di una guerra feroce sui prezzi. Ma saremo noi a controllare il flusso e se le vendite di Leapmotor cresceranno, ne beneficeremo anche noi”, ha detto Tavares. “Vogliamo essere protagonisti e non spettatori dell’offensiva cinese: grazie all’accordo saremo co-piloti delle operazioni in Cina e alla guida di quelle all’estero”.
Per evitare eventuali dazi o barriere da parte dell’Ue, Tavares ha detto che Stellantis “è pronta ad utilizzare i propri stabilimenti globali per produrre le auto di Leapmotor, così nessuno potrà contestarci”. Il vantaggio di produrre in Cina sono i costi inferiori fino al 30% rispetto ai mercati maturi che consentono di avere prezzi delle auto elettriche accessibili. “L’ansia da ricarica sarà superata con l’aumento delle capacità delle batterie, possiamo andare oltre i 700 km di autonomia, e con la diffusione delle colonnine di ricarica. Resta il tema dell’accessibilità: la domanda crolla quando finiscono gli incentivi, come è accaduto in Germania. Se non risolviamo la questione del prezzo, la domanda di elettrico non sarà sufficiente per sostenere la transizione”.
A riguardo Stellantis ha da poco lanciato la nuova Citroen e-C3 elettrica con un prezzo di attacco inferiore ai 20mila euro. “Produciamo la C3 in Slovacchia e questi prezzi sono sostenibili solo grazie a una struttura dei costi competitiva. E da questo punto di vista, Leapmotor e la Cina sono competitivi”.
Quanto a Leapmotor che continuerà ad essere gestita dal fondatore Zhu Jiangming, Tavares ha detto che i “conti stanno crescendo” e si è augurato che diventi “profittevole” il prima possibile. “Sono il quarto gruppo di auto elettriche cinese, a un passo dal terzo posto. Sono focalizzati sullo sviluppo tecnologico, appassionati di prodotto come noi e hanno un’ottima gestione finanziaria: non cercano di conquistare quote di mercato penalizzando i margini”.