Settimana a ostacoli per Meloni: Mes, Cdm, Santanchè, Russia e Consiglio Ue

Settimana a ostacoli per Meloni: Mes, Cdm, Santanchè, Russia e Consiglio Ue

Forse domani in Cdm commissario alluvione, prende quota nomina Figliuolo

Roma, 26 giu. (askanews) – Si è aperta una settimana particolarmente complessa per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La premier oggi è rimasta al lavoro negli uffici del gruppo Fdi alla Camera dove ha partecipato al Consiglio del partito dei Conservatori e Riformisti europei (Ecr) che l’ha confermata presidente. A metà giornata, nell’Auletta dei gruppi di Montecitorio, è intervenuta a un convegno organizzato in occasione della Giornata mondiale contro le droghe. “Questo governo non intende voltarsi dall’altra parte e ignorare il problema ma affrontarlo con coraggio e determinazione”, ha detto nel suo discorso, interrotto dalla contestazione messa in atto dal segretario di +Europa Riccardo Magi, che ha mostrato un cartello con la scritta “Cannabis: se non ci pensa lo Stato ci pensa la mafia”. Ne è nato un acceso diverbio a distanza, in cui la presidente del Consiglio ha accusato: “E’ grazie alle politiche che avete fatto se ci siamo ridotti così”.

Gli occhi, però, sono già puntati verso gli appuntamenti di questa settimana. Domani alle 18 si riunisce il Consiglio dei ministri (che era stato rinviato la scorsa settimana) con all’ordine del giorno – tra le altre cose – la stretta sulla guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di stupefacenti voluta dal ministro Matteo Salvini. Non è escluso che nella seduta venga anche nominato il commissario per la ricostruzione dopo l’alluvione in Emilia-Romagna. Sul nome nei giorni scorsi c’è stato un braccio di ferro tra lo stesso Salvini e la premier che potrebbe essere risolto con una soluzione ‘istituzionale’: il nome che circola con insistenza è quello del generale Francesco Paolo Figliuolo, già commissario per l’emergenza Covid, anche se restano in piedi altre ipotesi, a partire da quella del capo della Protezione civile Fabrizio Curcio.

Mercoledì, poi, Meloni sarà in Parlamento per l’informativa in vista del Consiglio europeo in programma giovedì e venerdì a Bruxelles. Al centro dell’intervento (e della posizione italiana in Ue) ci saranno naturalmente il tema dei migranti, su cui la premier chiede “passi avanti concreti”, e la riforma del Patto di stabilità. Sarà però anche l’occasione per informare le Camere sulla situazione in Ucraina e su quanto avvenuto in Russia con la ‘rivolta’ poi rientrata della Wagner. Non è escluso che, nell’ambito del dibattito, qualcuno chieda anche spiegazioni sul caso Santanchè: le opposizioni starebbero valutando una mozione di sfiducia che, spiega una fonte di governo, “se fosse a voto segreto potrebbe anche passare”. La situazione è però al momento in stand by in attesa di un intervento in Parlamento della ministra del Turismo. La data sarà decisa domani dalla Conferenza dei presidenti di gruppo del Senato che è il ramo del Parlamento della ministra: giovedì prossimo 29 giugno o la prossima settimana.

C’è poi la ‘patata’ più scottante da risolvere che è quella dell’arrivo in Aula alla Camera delle proposte di legge di Pd e Iv per la ratifica del Mes. Dopo il via libera in commissione Esteri, sono attesi adesso i pareri delle altre commissioni. L’opposizione ha ottenuto l’approdo in Aula il 30 (proprio quando Meloni sarà a Bruxelles) e ha intenzione di non accettare rinvii, che è però quello che vogliono la presidente del Consiglio e la maggioranza. Il passaggio parlamentare, infatti, metterebbe la maggioranza in una posizione molto difficile sia in caso di approvazione (con una spaccatura del centrodestra) che in quello assai più probabile di una bocciatura, vista anche la contrarietà del M5s. Cosa che esporrebbe l’Italia a una ‘figuraccia’ internazionale, con possibili riflessi anche sui mercati. Da qui il tentativo che sarà fatto fino all’ultimo momento di rinviare il voto. Se saltasse la seduta del 30, infatti, difficilmente il testo potrebbe essere votato prima dell’estate, visto l’affollamento di provvedimenti già preventivato per luglio. Se ne riparlerebbe dunque in autunno, anche se il pressing europeo per l’approvazione (manca solo il sì italiano) si fa ogni giorno più forte.

In tutto questo, tra Palazzo Chigi e la Camera oggi un tema assai discusso tra politici e addetti ai lavori è la possibile ‘uscita’ di Mario Sechi, capo ufficio stampa della Presidenza del Consiglio, che secondo indiscrezioni starebbe per lasciare il suo posto dopo appena quattro mesi per assumere la direzione di ‘Libero’. Il diretto interessato, che stamani ha presieduto il consueto briefing dello staff di comunicazione, secondo quanto viene riferito, ha liquidato i rumors come non veri, ma molti a Palazzo Chigi confermano l’imminente approdo al quotidiano degli Angelucci.

Afe

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