Mutti: dazi su import temporaneo pomodoro Cina, inchiesta Bbc danno a Paese

Mutti: dazi su import temporaneo pomodoro Cina, inchiesta Bbc danno a Paese

Il 100% imprese si allontani da questo sistema

Milano, 12 dic. (askanews) – “Senz’altro c’è un danno di immagine del Paese Italia ma spero che non torni lo spetto della passata fatta con pomodoro cinese perchè il 98% del settore è lontano da questo. Dovremmo portare il 100% dell’industria del Paese lontano da questo mettendo dei dazi che impediscano queste importazioni temporanee. Queste cose che hanno poco senso nell’economia italiana nel 2024”. A dirlo Francesco Mutti, ceo dell’omonimo gruppo dei derivati del pomodoro e vicepresidente di Anicav, dopo la recente inchiesta della Bbc. In un articolo di qualche settimana l’emittente britannica fa affermava che “le passate di pomodoro italiane vendute da diversi supermercati del Regno Unito contengono pomodori coltivati e raccolti in Cina ricorrendo al lavoro forzato”. Il riferimento era al concentrato di pomodori coltivati nella regione dello Xinjiang, dove è detenuta la minoranza musulmana degli Uiguri costretta ai lavori forzati. L’azienda italiana finita nel mirino della Bbc è la Petti che produce alcuni prodotti a marchio del distributore per alcune catene Uk.

A tal proposito Mutti è stato netto: “L’Italia è un Paese di eccellenza che deve vivere di eccellenza, non è senz’altro il pomodoro cinese che garantisce quella eccellenza. Io parlerei di trasparenza nei confronti del consumatore: vorrei sul fronte dell’etichetta l’origine rigorosamente della materia prima, su questo sposo le linee di Coldiretti e Confagricoltura, vorrei una legge come quella italiana che impedisca di produrre passate dal concentrato di pomodoro e vorrei un dazio corretto sulle importazioni provenienti dalla Cina che non preveda una temporaneità che rischia di essere un modo per bypssare la legge”. “Se oggi uno importa ma poi dichiara che esporta ha dei margini – ha aggiunto – io invece dico: importi e paghi un dazio e che sia un dazio che permette di compensare quel dumping sociale ed economico che esiste tra noi e la Cina e lì c’è un abisso”.

In passato, il pomodoro importato in Italia dalla Cina veniva utilizzato come materia prima in regime di temporanea importazione. Le aziende lo trasformavano ed esportavano il derivato al di fuori dell’Unione europea, per esempio nei Paesi africani. In questo caso l’industria di trasformazione era esentata dal pagamento dei dazi doganali. “Il governo – ha detto Mutti – fece questi dazi temporanei così che se importavi per esportare in Africa non pagavi nulla: questo 20 anni fa aveva un senso oggi no”.

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