Mediterraneo, Musumeci: istituzioni hanno dovere di tutelarlo

Mediterraneo, Musumeci: istituzioni hanno dovere di tutelarlo

Mare malato, dobbiamo restare al suo capezzale

Cagliari, 27 set. (askanews) – “Noi facciamo in modo di ascoltare un mare, parlo del mare mediterraneo che è malato purtroppo, il tasso alto di inquinamento, anni e anni di distrazione non soltanto da parte dell’uomo, ma anche delle istituzioni che avrebbero dovuto tenere in evidenza la necessità e il dovere di tutelare, di salvaguardare l’equilibrio biologico. Oggi ne paghiamo le conseguenze”. E’ il grido di allarme lanciato dal ministro per la protezione civile e per le politiche del mare, Nello Musumeci, intervenuto in videocollegamento al Med Fest – A sustainable Path, l’evento internazionale dedicato alla tutela del Mediterraneo, alla sua biodiversità, alla cultura e al turismo sostenibile che si è aperto a Cagliari.

“Milioni di tonnellate di plastica, chilometri e chilometri di reti abbandonate, i fiumi con l’acqua che ha assorbito veleni da tutte le parti – sottolinea il ministro – poi finiscono col confluire a mare, il cambiamento climatico che ha modificato e quindi innalzato la temperatura, determinando la morte di una parte della fauna ittica e dall’altra parte l’introduzione di specie aliene. Tutto questo messo assieme diventa davvero un grosso problema per il nostro mare. C’è stato lo scorso anno un grido allarme lanciato dai sindaci delle principali città bagnate dal Mediterraneo”.

“Abbiamo il dovere tutti di stare al capezzale di questo malato – ha aggiunto Musumeci – perché il processo patologico può essere davvero arrestato con l’impegno di tutti, dai comuni alle province, dalle regioni ai governi nazionali fino alla Unione Europea. Ecco, io sono convinto che la sensibilità di ciascuno di noi possa, al di là delle disposizioni europee e nazionali, possa e debba rappresentare il valore aggiunto. E poi se il mare continua ad essere malato non può diventare preziosa risorsa e tutto questo mette in discussione anche una economia attorno alla quale girano un milione di addetti, circa 300 mila imprese, un valore aggiunto di miliardi e soprattutto la prospettiva per le regioni bagnate dal mare nel centro-sud in modo particolare di poter determinare una ricaduta economica significativa in termini occupazionali, in termini di nuove professionalità e in termini di export, quindi di capacità di produrre e di rendere più conveniente la bilancia commerciale”.

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