Fmi: diplomazia faccia ogni sforzo possibile su tensioni geopolitiche

Fmi: diplomazia faccia ogni sforzo possibile su tensioni geopolitiche

Frammentazione rischia di costare caro: fino al 2% di Pil globale

Roma, 5 apr. (askanews) – Il Fondo monetario internazionale lancia un appello affinché i Paesi nel mondo mettano in atto “tutto il possibile per rafforzare l’impegno sul dialogo e la diplomazia per risolvere le tensioni geopolitiche e prevenire la frammentazione economica e finanziaria”, che richia di costare caro. E’ il messaggio lanciato in un capitolo (il III) anticipato dall’istituzione dal suo rapporto globale sulla stabilità finanziaria (Gfsr), in vista delle assemblee primaverili a Washington con la Banca mondiale.

Le crescenti tensioni geopolitiche tra le maggiori economie globali “possono causare una brusca inversione dei flussi di capitale trans frontalieri”, che secondo il Fmi potrebbe avere effetti anche più drastici sui mercati emergenti e in via di sviluppo.

Considerazioni che giungono mentre proprio in vista delle assemblee primaverili, economie avanzate e giganti emergenti appaiono sempre più divisi dal nodo della guerra in Ucraina e delle sanzioni che Usa ed Unione europea hanno imposto contro la Russia, mentre crescenti tensioni riguardano la Cina e sul nodo di Taiwan.

In generale, prosegue l’analisi, le accresciute tensioni geopolitiche “hanno intensificato le preoccupazioni sulla frammentazione economica e finanziaria globale. La frammentazione indotta dalle tensioni geopolitiche può avere ricadute potenziali importanti per la stabilità finanziaria influenzando l’allocazione del capitale trans frontaliera, i sistemi di pagamento internazionali – si legge – e i prezzi degli asset”.

Il Fmi stima che sul lungo termine questa accresciuta frammentazione globale possa comportare una perdita equivalente a due punti percentuali di Pil per l’economia globale. “Questo spiega perché sono necessarie solide salvaguardie all’integrazione”, si legge.

Soprattutto il Fmi vede “rischi macro finanziari di stabilità per l’aumento dei costi di finanziamento delle banche, la riduzione della loro redditività e il calo dell’approvvigionamento di credito al settore privato. Queste ricadute saranno di disproporzionatamente più elevate per le banche con bassi livelli di patrimonializzazione”.

Uno scenario simile “potrebbe anche esacerbare la volatilità macro finanziaria sul lungo termine – avverte ancora il Gfsr – riducendo le opportunità di diversificazione internazionale del rischio a fronte a scenari di shock interni o esterni”.

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