Conclusa vendemmia in Alto Adige, enologi fiduciosi su qualità vini

Conclusa vendemmia in Alto Adige, enologi fiduciosi su qualità vini

A Mazon il Pinot Nero in calo di un quarto rispetto a 2022 e 2023

Milano, 28 ott. (askanews) – Come in diverse altre parti del nostro Paese, anche la vendemmia che si è appena conclusa in Alto Adige è arrivata dopo un anno difficile in vigna. Nonostante l’annata impegnativa e i raccolti inferiori rispetto al 2023, quattro giovani capi cantinieri ora alle prese con l’inizio del lavoro in cantina, si dicono fiduciosi sulla qualità e prevedono “bianchi freschi e fruttati, e rossi eleganti”. Lo spiegano Michael Dezini, enologo della Tenuta Josef Brigl di Appiano, Elisabeth Gottardi della Tenuta Gottardi di Egna, Stefan Doná, enologo dalla Cantina Valle Isarco, e Erwin Carli, enologo della Cantina Kurtatsch.

“La maturazione fisiologica è stata raggiunta alla perfezione, i valori di pH e acidità così come i livelli di zucchero sono corretti e i grappoli molto sani” racconta Gottardi, mentre Dezini e Carli sottolineano soprattutto la qualità dei bianchi, “in particolare il Pinot Bianco, il Pinot Grigio e il Sauvignon”, così come Donà che precisa che “quest’anno gli acini sono rimasti più piccoli ma molto concentrati, ragion per cui ci aspettiamo una quantità minore ma di qualità eccellente”.

Il calo del raccolto si è registrato in tutte le zone di coltivazione e per tutte le varietà. Gottardi e Carli fanno notare che, rispetto ad altre annate, è stata maggiore la quantità di fiori appassiti e ciò ha comportato, soprattutto per le varietà di Pinot, una resa molto inferiore. Dezini mette in luce che soprattutto per il Pinot Grigio, il Sauvignon e il Gewurztraminer si sono registrati forti cali di produzione, evidenziando che “dal punto di vista quantitativo abbiamo registrato perdite anche per tutte le varietà di vino rosso, in particolare per il Lagrein e il Pinot Nero”. A Mazon, zona molto rinomata per il Pinot Nero, Gottardi stima che tale perdita si aggiri attorno a un quarto rispetto ai due anni precedenti.

“Per quanto riguarda i bianchi tutto fa pensare che sarà un’annata classica con vini fruttati e dal carattere varietale anche se è ancora troppo presto per una valutazione dettagliata” mette in luce Carli, mentre Donà è ancora più fiducioso parlando di “una 2024 straordinaria che convince per freschezza, mineralità e aromi intensi”. Specialmente il Sylvaner, il Kerner e il Sauvignon Blanc che hanno beneficiato delle temperature notturne più fresche in autunno che avrebbero conferito ai vini una raffinata acidità e un fruttato limpido.

Anche Dezini si sbilancia spiegando che “i bianchi del 2024 sono caratterizzati da una bella freschezza e un pronunciato sapore fruttato”. Meno risolute le sue conclusioni sui rossi, con la Schiava che sembra “piuttosto difficile”, il Lagrein che “promette bene”, e il Pinot Nero che svetta sugli altri. Quest’ultima considerazione è sposata anche da Elisabeth Gottardi che descrive il Blauburgunde 2024 come “molto equilibrato”, attribuendogli “freschezza, eleganza, profondità e un lungo potenziale di conservazione”.

Foto Sudtirol – Florian Andergassen

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