Auto, 6 Paesi appoggiano Italia su anticipo revisione regole Ue

Auto, 6 Paesi appoggiano Italia su anticipo revisione regole Ue

Roma punta a convincerne altri, domani Consiglio Ue competitività

Roma, 27 nov. (askanews) – Mentre ogni giorno è un susseguirsi di notizie negative per l’auto e tutti i settori ad essa correlati in Europa – ieri il ministro di Imprese e Made in Italy, Adolfo Urso, parlava di “bollettino di guerra”, e oggi è arrivato l’annuncio di Stellantis di nuova sospensione dal 2 dicembre all’8 gennaio delle attività delle carrozzerie agli impianti di Mirafiori – sono saliti a 6 i paesi dell’Unione europea che appoggiano la richiesta di Roma di anticipare la revisione delle norme Ue sulle riduzioni delle emissioni.

Nel mirino c’è soprattutto la messa al bando dei propulsori endotermici dal 2035. L’Italia, assieme alla Repubblica Ceca, ha elaborato un documento (non Paper) su cui spera di richiamare ulteriori consensi al Consiglio competitività che si svolgerà domani.

Hanno già aderito al non paper Austria, Bulgaria, Polonia, Romania e Slovacchia. E secondo fonti del Mimit, altri Paesi membri potrebbero unirsi al gruppo nel corso delle prossime ore, o manifestare il proprio sostegno durante la discussione a Bruxelles, segno di una crescente attenzione verso le proposte avanzate.

Le proposte italiane hanno anche ottenuto l’appoggio di Confindustria e delle associazioni degli industriali di Germania e Francia, Bdi e Medef: hanno sottoscritto un documento nel sesto forum trilaterale che si è svolto a Parigi venerdì scorso. Anche Confapi, insieme alle maggiori Associazioni europee delle Pmi industriali (Germania, Francia, Austria, Repubblica Ceca) che fanno parte di European Entrepreneurs Cea-Pme, la Confederazione europea della Piccola e media industria, ha sottoscritto un documento di supporto per la proposta italiana.

Il non paper, spiegano del fonti del Mimit, si pone l’obiettivo di riesaminare le modalità che porteranno allo stop ai motori endotermici nel 2035. Termine e target che non vengono messi in discussione, ma che si ritengono sostenibili e realisticamente raggiungibili solo attraverso una revisione tempestiva del regolamento. I Paesi chiedono inoltre di anticipare anche la revisione degli standard di emissione dei veicoli pesanti, attualmente fissata al 2027.

Il documento pone l’accento anche sull’importanza di adottare il principio di neutralità tecnologica, così come auspicato dal rapporto di Mario Draghi, aprendo così la strada a una gamma più ampia di soluzioni per l’alimentazione a basse emissioni dei veicoli, compresi i motori a combustione interna alimentati in modo sostenibile, che dovrebbero essere presi in considerazione attraverso il corretto utilizzo di propulsori alternativi. Un approccio di calcolo delle emissioni “alternativo”, che permetterebbe di sostenere la competitività dell’industria europea, salvaguardando al contempo i posti di lavoro e promuovendo un approccio tecnologico diversificato.

Un altro tema cruciale affrontato dal non paper riguarda la necessità di risorse comuni per sostenere il settore, con l’obiettivo di recuperare competitività sul piano globale, promuovendo un piano di incentivi per i consumatori europei, che siano stabili, continuativi e duraturi nel tempo.

In primo piano anche il nodo dell’approvvigionamento di materie prime critiche, indispensabili per la produzione di batterie elettriche e per il consolidamento della filiera industriale del continente.

Inoltre, il documento sottoscritto dai 7 Paesi evidenzia come il rallentamento nella diffusione dei veicoli elettrici renda complesso rispettare i primi target intermedi previsti dal regolamento, come quello del 15% di riduzione delle emissioni di Co2 entro il 2025. Una clausola, dicono ancora le fonti del ministero italiano coinvolto, che porterebbe a pesanti sanzioni previste per le aziende non conformi, che potrebbero tradursi in una cifra complessiva tra i 15 e i 17 miliardi di euro nel 2025.

Di fatto altra pioggia sul bagnato: Sempre ieri Urso ricordava come si stiano moltiplicando gli annunci di chiusure di impianti sull’automotive in Europa. Roma, Praga e le altre Capitali chiedono, infine, l’istituzione di un forum di partenariato tra il settore automobilistico, la Commissione europea e gli Stati membri per discutere la strategia industriale del continente.

Al di là delle ambizioni del governo italiano, la manovra per raggiungere questi risultati passa comunque da procedure articolate. Il consiglio Ue non può decidere da solo. La strategia potrebbe allora essere quella di raggiungere una massa critica di Paesi tale da convincere la Commissione a formulare una proposta per rimettere mano a queste normative in maniera anticipata. (fonte immagine: European Council).

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