Assobibe: sostenere consumi fuori casa ed evitare nuove tasse

Assobibe: sostenere consumi fuori casa ed evitare nuove tasse

No a Sugar tax a luglio 2024

Roma, 24 ott. (askanews) – In un momento difficile per il mercato dei consumi fuori casa, penalizzato da grandi incertezze e da un’inflazione che impatta enormemente sul potere di acquisto delle famiglie italiane, la filiera dev’essere unita nel chiedere politiche che sostengano la crescita e le imprese. Lo ha detto David Dabiankov, direttore generale di Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche, nel corso degli “Stati Generali della Filiera Horeca: una filiera da riscoprire tra sostenibilità e tutela del made in Italy”, a Roma.

In questo contesto, il posticipo della sugar tax a luglio 2024 contenuto nella bozza di Manovra finanziaria “alimenta incertezze che si ripercuotono su tutta la catena del valore”. “Il mercato dei soft drink in Italia vale 5 miliardi di euro, con un’importante presenza nel canale Horeca. Ogni euro di valore prodotto dalle imprese del comparto genera un valore di 5,4 euro lungo la Filiera, 1 lavoratore nelle aziende di produzione genera 14 posti di lavoro indiretti – ha ricordato Dabiankov – Confidiamo in una politica congrua e lungimirante, a salvaguardia del made in Italy, dell’occupazione e della tradizione italiana che le bibite analcoliche rappresentano nel mondo”.

Il comparto si trova a operare in uno scenario complesso: il 2023 dell’industria delle bevande analcoliche si caratterizza per una decisa frenata dei consumi, come dimostrano i dati non positivi dell’ultima stagione estiva, con una contrazione delle vendite a volume che a fine anno potrebbe toccare -5,4% rispetto al 2022.

“In questo contesto, l’entrata in vigore della Sugar Tax, se fosse confermata a luglio 2024, produrrebbe effetti a cascata su tutta la filiera di cui facciamo parte, a partire da un aumento dei prezzi con un’ulteriore contrazione delle vendite stimata in un -15,6% nel primo biennio di applicazione, una riduzione degli acquisti di materie prime (alimentari e non) di 400 mln di euro e oltre 5.000 posti di lavoro a rischio – ha concluso Dabiankov – Serve un intervento su tutto il 2024 perché lo slittamento di sei mesi rappresenta una boccata d’ossigeno ma non risolve il problema”.

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