Assitol: clima, guerra Ucraina e rincari minacciano il 2023

Assitol: clima, guerra Ucraina e rincari minacciano il 2023

Nasce Ailma, associazione italiana lavorazione mais alimentare

Roma, 14 giu. (askanews) – Dopo un 2022 difficile, anche il 2023 non sembra in discesa, a causa del conflitto russo-ucraino, dei rincari e del cambiamento climatico. E nonostante le aziende abbiano dimostrato una grande capacità di resilienza nell’affrontare le sfide del mercato interno e dell’export, ora è necessario accelerare su digitale e ricerca per sostenerle. E’ l’analisi fatta da Assitol, l’Associazione italiana dell’industria olearia, aderente a Federalimentare e Confindustria, nel corso dell’Assemblea annuale, durante la quale è stata annunciata anche la nascita di Ailma, associazione italiana lavorazione mais alimentare, che rappresenta le aziende specializzate nella produzione di farine proteiche vegetali.

Dopo un 2022 di siccità, il primo semestre del 2023 è invece caratterizzato dalle piogge alluvionali, che potrebbero riproporre il problema della mancanza di materie prime.

“Abbiamo vissuto una stagione complicata, che non si è ancora conclusa – ha spiegato Riccardo Cassetta, presidente di Assitol – l’associazione intende continuare a sostenere le imprese in tutti i modi possibili, ma è indispensabile un cambio di passo. Diversamente, non saremo più in grado di fronteggiare gli effetti dell’instabilità geopolitica e le conseguenze periodiche del meteo estremo”.

A incidere sull’andamento delle aziende sono intervenuti fattori diversi, che hanno colpito tutte le componenti dell’associazione: dall’olio d’oliva agli oli da semi, dai semilavorati per pane, pizzeria e pasticceria, fino al lievito per panificazione e alle agroenergie. Il primo è la guerra in Ucraina, che ha scatenato rincari pesanti sulle materie prime, di cui sia la Russia sia la stessa Ucraina sono importanti fornitori.

A questo primo contraccolpo si è unita una siccità inarrestabile, seguita in autunno da fenomeni di meteo estremo, che ha messo in profonda difficoltà non soltanto l’agricoltura nazionale ma quella dell’intero Mediterraneo. L’olio d’oliva, secondo i dati Ismea, ha perso quasi il 30% della produzione in Italia. La Spagna, primo produttore al mondo, ha visto dimezzare le sue quantità. Le imprese del settore hanno dovuto affrontare la mancanza di olio in parallelo all’aumento dell’energia e a quello del packaging.

Non è andata meglio con i cereali e le oleaginose, basilari per comparti diversi come gli oli da semi la panificazione e la pasticceria, le bioenergie. Oltre al girasole, ingrediente irrinunciabile dell’industria alimentare, rincari energetici e siccità hanno provocato il calo del 15% della produzione di grano, mentre quella di soia, che ci vede al primo posto in Europa, è riuscita a coprire a malapena il 35% del fabbisogno nazionale. Male anche il mais, che ha visto i suoi quantitativi ai minimi storici.

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