Libano, il ministro degli esteri: ottimisti su cessate-il-fuoco, ma questione da risolvere sono i confini
“Vengano definiti confini stabili. Finché ci sarà un’occupazione non si potrà fermare la resistenza”
Roma, 26 nov. (askanews) – “Siamo ottimisti, non posso dire di più, perché l’esperienza della comunità internazionale a Gaza ci dice di essere ottimisti, tutti stanno aspettando il gabinetto di sicurezza di Israele che decida e accetti il cessate-il-fuoco”, lo ha dichiarato il ministro degli Esteri libanese, Abdallah Bou Habib, a “Dialoghi Mediterranei” organizzato dal ministero della Farnesina e da Ispi. L’accordo di cessate-il-fuoco in Libano “ha una durata di 60 giorni perché non vuole dare questa soddisfazione a Biden, ma a Trump”, infatti, la scadenza “è verso fine gennaio”, ha poi dichiarato il ministro degli Esteri libanese. Come Libano “speriamo in un cessate-il-fuoco già stasera”, e “il piano per il giorno dopo” ci sarà, perché il Libano ha bisogno di “ricostruire”.
Ma oltre al cessate-il-fuoco, “speriamo che questo processo porti a negoziati su confini e che una volta per tutti vengano definiti i confini stabili. Israele si è rifiutato per molto tempo di discuterne. Finché ci sarà un’occupazione non si potrà fermare la resistenza. Finché non risolveremo questa questione una volta per tutte la resistenza e i problemi torneranno in un anno o cinque anni, ma a un certo punto torneranno”, ha dichiarato Abdallah Bou Habib. Sulla situazione a Gaza il ministro libanese ha sottolineato che “se Israele pensa che possa soffocare i palestinesi sbaglia, sta creando problemi a se stesso. Non ci sarà pace nella regione e la regione avrà sempre altri 7 ottobre, anche se speriamo di no. Può eliminare Hamas ma cosa farà con le migliaia di orfani? Stanno eliminando l’Unrwa, chi li aiuterà?”.
Passando al ruolo degli altri Paesi per una stabilità nel Medio Oriente, il ministro libanese ha avvertito: “Il problema dell’Europa è che è difficile unire l’Europa su una questione, c’è sempre un Paese che è contrario, quindi per l’Ue è difficile giocare un ruolo politico, lo fanno alcuni Paesi. La Francia ha un ruolo politico, l’Italia ha un ruolo politico. L’Europa, anche per la sua struttura, ha un ruolo nel processo di ricostruzione, in quello economico, piuttosto che in quello politico”.