Colle raccoglie allarme Corti Appello su Dl flussi, 30 giorni per nuove norme
Dopo la lettera di una settimana fa, il governo chiede modifica in Parlamento
Roma, 25 nov. (askanews) – L’allarme lanciato dalle Corti d’Appello in vista del nuovo decreto paesi sicuri (inserito nel decreto flussi) ha trovato ascolto in extremis. Ed è il Quirinale ad aver colto l’esigenza dei presidenti delle Corti d’appello per avere un mese per organizzare il nuovo lavoro. Lunedì scorso con una lettera inviata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla premier Giorgia Meloni, ai presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, al ministro della Giustizia Carlo Nordio, al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e al vice presidente del Csm Fabio Pinelli le toghe avevano chiesto di scongiurare “il disastro annunciato” e i “gravi esiti” derivanti dal trasferimento di competenze sui trattenimenti dei migranti, materia che la maggioranza trasferisce a quelle Corti togliendole alle sezioni immigrazione dei tribunali.
Fino a questa mattina tuttavia, il Parlamento non era al corrente dei cambiamenti tanto che nel corso della discussione generale in aula la sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro dichiarava che “l’appello delle corti d’Appello e dell’Anm è frutto di una lettura poco attenta” perchè “il ripristino dei ricorsi contro il respingimento delle domande d’asilo in corte d’Appello nella versione orginaria del decreto flussi è stato soppresso con l’emendamento che trasferisce le convalide del trattenimento, un intervento che alleggerisce gli uffici evitando il sovraccarico per le corti”. Poche ore dopo però è proprio il governo a fare retromarcia. Al termine della discussione generale, nel primo pomeriggio, il presidente della commissione Affari costituzionali Nazario Pagano chiede un ritorno del decreto in commissione per “correggere la norma transitoria”, quella che disciplina l’entrata in vigore di un provvedimento. Tra i due momenti evidentemente è intervenuta la moral suasion del Colle.
E infatti dopo poco l’esecutivo invia una nota al Parlamento in cui spiega di aver omesso un dettaglio che incide sui tempi di applicazione, l’entrata in vigore per le Corti d’Appello necessita di una organizzazione. Una correzione di forma ma anche di sostanza, spiegano i tecnici, dopo la decisione del governo di affidare alle corti d’Appello il ricorso sulla decisione dei trattenimenti, misura adottata in grande fretta dopo il rientro in Italia di tutti i migranti destinati al centro costruito in Albania, ad opera dei tribunali di primo grado specializzati in immigrazione.
Il decreto “paesi sicuri”, approvato lo scorso 23 ottobre è quello che ha introdotto la novità del ruolo delle Corti d’Appello ma per ottenere un iter più spedito il testo è stato trasformato in un emendamento al più ampio provvedimento denominato decreto flussi, già all’esame della Camera, composto di 32 articoli, e che si occupa anche di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori. La trasposizione del decreto in emendamento ha prodotto il corto circuito che ha reso necessaria la correzione di oggi per dare appunto alle Corti d’Appello 30 giorni di tempo per avviare il nuovo lavoro sulla convalida dei trattenimenti.
A nulla valgono le proteste delle opposizioni che abbandonano i lavori della commissione denunciando i “gravissimi strappi che annullano le corrette procedure democratiche. Prima procedono a tappe forzate, scrivendo norme improvvisate e palesemente sbagliate, poi pretendono di rimediare ai loro stessi errori con un tratto di penna e senza confronto parlamentare. Quello che fanno è gravissimo e va denunciato forte e chiaro”, dicono. Introdotta l’ultima modifica il governo ha posto la fiducia, domani il voto.