Ue, dopo nomina Fitto possibile avvicinamento a Ppe di Fdi (ma senza PiS)
Primi indizi verranno dal voto per Ursula von der Leyen
Roma, 23 nov. (askanews) – La nomina di Raffaele Fitto come vicepresidente esecutivo della Commissione europea ha sdoganato i Conservatori di Ecr (o almeno una parte) e potrebbe segnare l’avvio di un percorso di avvicinamento di Fratelli d’Italia al Partito popolare europeo. Non sarà certo un ingresso ufficiale, almeno a breve termine, ma se potrà esserci una prospettiva un primo segnale si avrà nella votazione per la “fiducia” al von der Leyen bis.
Partiamo dall’analisi della situazione attuale. Il Ppe, sotto la guida di Manfred Weber, ha compiuto un deciso spostamento a destra della sua linea politica e non sembra che il ruolo del tedesco (che punta alla conferma come presidente nel prossimo aprile) possa essere al momento messo a rischio dagli oppositori interni, in primo luogo il greco Kyriakos Mitsotakys e il polacco Donald Tusk. Dunque i Popolari si sono avvicinati ai Conservatori e sono stati decisivi per il sostegno a Fitto, considerato “uno di noi” in quanto democristiano di nascita e formazione. Cosa che l’italiano ha sempre rivendicato con orgoglio, anche con la stessa Meloni. “Fitto potrebbe essere il gancio con cui attrarre Fdi nell’orbita Ppe, sganciandolo dalla parte più estrema e sovranista di Ecr”, sottolinea un europarlamentare popolare. Il riferimento è in primo luogo al PiS polacco, la seconda forza della famiglia Ecr, tendenzialmente più vicina ai “Patriots” di Viktor Orban, Marine Le Pen e Matteo Salvini. Meloni a breve dovrebbe cedere il timone dei Conservatori a Mateusz Morawiecki, cosa che le permetterà di avere le mani maggiormente libere rispetto alla linea Ecr. Sarà interessante, a questo proposito, vedere come voterà Ecr il prossimo 27 novembre: i Fratelli d’Italia diranno “sì” a von der Leyen – come promesso dalla presidente del Consiglio alla tedesca in cambio del ruolo assegnato a Fitto – e in queste ore stanno cercando di convincere anche i compagni di gruppo a fare altrettanto. Il PiS, però, non sembra intenzionato a seguirli, preferendo schierarsi all’opposizione. Dunque più vicini ai Patriots, che hanno acquistato vigore dopo l’elezione di Donald Trump, puntano a rafforzarsi e ad essere gli interlocutori del tycoon nel Vecchio Continente. “E’ stato un anno di svolta per la politica patriottica. Abbiamo vinto le elezioni europee in Ungheria, il presidente Donald Trump ha vinto le elezioni negli Stati Uniti e ora abbiamo formato il partito Patrioti per l’Europa. Allacciate le cinture, il 2025 sarà un anno fantastico”, ha dichiarato Orban pochi giorni fa. I suoi voteranno contro l”odiata’ Vdl, compresa la Lega, a Bruxelles nettamente distante dalla presidente del Consiglio. Paolo Borchia, capo delegazione leghista, ha definito la Commissione “di qualità e competenze basse” annunciando che “non c’è la disponibilità da parte della Lega a votarla”.
Se dunque Fdi voterà “sì” come il Ppe e il PiS “no” come i Patriots potrebbe essere il segnale che c’è filo da tessere per i pontieri. Così come un segnale potrebbe essere il passo in avanti del ministro Luca Ciriani – uno che non parla mai a sproposito – che ha aperto alla possibilità di “spegnere la fiamma dal simbolo Fdi”. Sarà un caso, ma è quello che ha sempre auspicato il Ppe. “Sicuramente Ppe e Fdi potranno lavorare insieme, ma per il momento non ci sono le condizioni per un ingresso nei Popolari, che comunque potrebbe trovare l’opposizione di Forza Italia, il cui interesse, e forse ragione di vita, è essere l’unico interlocutore del partito in Italia”, conclude una fonte europea.
Di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli