Italia-Argentina, l’abbraccio con Milei che allontana Meloni dall’Ue

Italia-Argentina, l’abbraccio con Milei che allontana Meloni dall’Ue

A Buenos Aires con il leader trumpiano suggella l’Alleanza sovranista

Buenos Aires, 23 nov. (askanews) – Dal balcone della Casa Rosada l’Europa sembra lontanissima, più degli 11 mila chilometri che separano Buenos Aires da Bruxelles. Mercoledì 21 novembre, mentre si decideva (positivamente) il destino di Raffaele Fitto, la presidente del Consiglio si affacciava al terrazzo reso celebre da Evita Peron insieme a Javier Milei, salutando a braccia alzate i passanti.

La sosta in Argentina di ritorno da Rio de Janeiro è stata politicamente ben più significativa del G20, summit dal formato che non facilita le decisioni concrete, quest’anno incentrato in particolare sulla lotta alla povertà e alla fame, con l’attenzione particolare data dal presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva al Sud del mondo. Nella due giorni di lavori Meloni ha avuto però modo di parlare con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, perorando la causa di Fitto e assicurandole un’altra volta il voto favorevole di Fdi alla sua squadra.

Però, come si diceva, più rilevante è stato l’incontro con il turbo-liberista Milei, l’”inviato” al G20 di Donald Trump, l’economista con la motosega, come raffigurato anche in una statuetta donata alla premier. La visita ha sancito il “feeling” tra i due, prima in una cena privata, poi con l’incontro alla Casa Rosada.

Nelle successive dichiarazioni congiunte (rigorosamente senza possibilità di domande) Milei, primo leader a incontrare Donald Trump dopo l’elezione del tycoon, ha rilanciato la sua idea di una “alleanza”, quella che già è stata definita “internazionale sovranista”. A Mar-a-Lago, residenza di Trump, aveva ipotizzato un asse costituito da Argentina, Usa, Italia e Israele. Con Meloni non ha definito il formato, ma ha auspicato una collaborazione tra coloro che hanno “obiettivi comuni”: non solo Italia e Argentina “ma anche altri Paesi del mondo libero che condividono questi valori”. Un’alleanza di “nazioni libere, unite contro la tirannia e la miseria. Perché l’Occidente si trova nelle tenebre” e ha bisogno di “noi che difendiamo la libertà anche se siamo ancora pochi. Possiamo fare luce e segnalare la strada” in un mondo segnato da una “mancanza di buon senso” e da “organismi internazionali sclerotici”. Riferimento chiaro all’Onu, alle istituzioni finanziarie internazionali, ma anche a quell’Unione europea che Trump mira a ‘scavalcare’ se non scardinare, usando come testa di ponte Viktor Orban e (forse) la leader italiana.

La quale, da parte sua, sembra sposare in pieno la piattaforma Trump-Milei, sia nella gestualità (gesti di assenso, applausi, abbracci) sia con le parole. Con Milei, ha spiegato, la accomuna “l’amore per la libertà” e una “unità di vedute molto forte su molti dossier”, come la guerra in Ucraina, il conflitto in Medio Oriente, la crisi in Venezuela. Il leader argentino, ha aggiunto parlando brevemente in spagnolo, è un uomo “valente” e “amico dell’Italia”, con cui c’è una “condivisione politica” tra “due leader che si battono per difendere l’identità dell’Occidente e i punti cardine della sua civiltà: la libertà e l’uguaglianza delle persone, la democraticità dei sistemi, la sovranità delle nazioni”. Dunque c’è “molto più” di “una comune cooperazione tra nazioni: c’è la consapevolezza di vivere in un tempo difficile, la responsabilità che quel tempo difficile impone, cioè la forza delle idee e il coraggio che serve per difendere quelle idee”.

“Argentalia”, è stato il titolo di apertura del quotidiano “La Prensa” il giorno dopo. Sicuramente meno Europalia.

di Alberto Ferrarese e Lorenzo Consoli

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