Giappone, sette mesi duri in vista per governo di minoranza Ishiba
A giugno 2025 si voterà anche per la camera alta
Roma, 12 nov. (askanews) – Sette mesi. Tanti sono quelli che Shigeru Ishiba ha a disposizione per recuperare consenso, prima di rischiare di perdere il posto di primo ministro, che solo ieri è riuscito a vedere riconfermato in un inedito ballottaggio parlamentare con il leader del Partito costituzionale democratico Yoshihiko Noda. Il 27 giugno 2025, infatti, si terranno le elezioni per la Camera dei Consiglieri, la camera alta giapponese, dove il suo Partito liberaldemocratico – in coalizione col più piccolo partito buddista Komeito – ha una maggioranza solida. Questo a meno che non vi siano elezioni anticipate.
Se nel voto per la camera alta, il meno rilevante dei due rami della Dieta nipponica, la sua formazione politica dovesse perdere la maggioranza assoluta, come accaduto alla Camera dei rappresentanti, allora sarebbe difficile per il premier riuscire a mantenere l’esecutivo.
Non sarà per nulla semplice. Ishiba, visto l’esito delle elezioni del 27 ottobre, si ritrova da ieri a guidare un governo di minoranza. E, entro la fine dell’anno, dovrà licenziare una legge di bilancio che, giocoforza, non potrà essere quella che il suo partito avrebbe voluto. Questo perché dovrà trattare quanto meno con un partito della minoranza, e quello scelto sembra essere il Partito democratico per il popolo di Yuichiro Tamaki.
Ishiba ne è consapevole e ha detto che sarà necessario trovare “soluzioni creative”. In particolare, il Partito democratico per il popolo chiede un innalzamento della soglia minima di imposta sul reddito. Tuttavia, non è questa la sfida più grave. Il bilancio per il 2025, infatti, prevede una serie di misure necessarie, tra le quali le misure di risposta alle catastrofi naturali e i soldi per la ricostruzione nella penisola di Noto, colpita dal pesante terremoto del Capodanno scorso.
Più complicate le misure per la riforma del finanziamento alla politica. Il Partito liberaldemocratico è in una pesante fase calante nei consensi a causa soprattutto di uno scandalo sull’utilizzo di fondi irregolari da parte di molti suoi esponenti. Ishiba ha promesso di riformare il sistema, ma per farlo dovrà trovare consenso nella Camera dei Rappresentanti. Ieri ha voluto incontrare Tamaki e Noda per chiedere loro collaborazione in vista della proposizione alla Dieta di misure in merito nella sessione straordinaria di lavori di dicembre. Non è chiaro però se Noda e il principale partito d’opposizione che guida, reduce di una grande avanzata nelle ultime elezioni, saranno disponibili a rendere la vita più facile al rivale.
Non solo. Su specifiche questioni che riguardano i diritti, la posizione di forza assunta dal Partito costituzionale democratico – che guida alcune commissioni chiave alla Camera dei rappresentanti: dalla Commissione bilancio, a quella per la costituzione, oltre alla Commissione affari giudiziari – potrebbe far nascere alcune inedite maggioranze ad hoc. Per esempio, sul tema della legalizzazioni dei cognomi separati per le coppie sposate, dove c’è consenso tra vari partiti e l’alleato minore dei liberaldemocratici, cioè il Komeito, ma non con i liberaldemocratici stessi, che non sostengono la proposta.
L’economia, d’altronde, non appare a sua volta propensa a dare una mano al governo. La crescita appare piuttosto piatta e, secondo il think tank JCER, nel mese di settembre il Pil giapponese è cresciuto su base annua solo dello 0,2%. Questo mentre fattori di politica internazionale, a partire dalla rielezione negli Stati uniti di Donald Trump, fanno pensare che ci si debba preparare a momenti di tensione nell’ambito del commercio. Trump, infatti, nel precedente mandato, ha avuto un approccio protezionista che ha portato problemi non solo ad avversari, come la Cina, ma anche ad alleati come l’Unione europea e il Giappone.
Insomma, il contesto non favorisce la sfida di Ishiba, chiamato a rivitalizzare il suo partito e l’economia del paese, in pochi mesi. E i prossimi mesi saranno decisivi per capire che direzione prenderà la politica della quarta economia mondiale.