Confagri Donna: fattore D determinante per agricoltura sostenibile

Confagri Donna: fattore D determinante per agricoltura sostenibile

Oddi Baglioni: n Italia 200mila imprese agricole al femminile

Roma, 7 mar. (askanews) – “Il cibo sano dipende da prodotti salubri e di qualità. Una priorità per le imprenditrici agricole, naturalmente inclini alla tutela della sicurezza alimentare. Confagricoltura Donna è da sempre impegnata a valorizzare il rapporto tra cibo e produzione, dove l’apporto femminile è in grado di fare la differenza”. Lo afferma in una nota la presidente, Alessandra Oddi Baglioni, alla vigilia dell’8 marzo.

Ridurre il divario di genere nell’accesso alle risorse produttive comporterebbe un aumento della produzione delle imprese agricole femminili del 20%-30%, con benefici per l’economia e l’intera popolazione (dati dell’OCSE). Considerando che nel 2050, secondo l’ONU, potremmo arrivare ad essere 10 miliardi sulla Terra, il contributo delle donne per la sicurezza alimentare è quanto mai fondamentale.

In Italia sono oltre 200mila le imprese agricole a trazione femminile, che rappresentano circa un terzo del totale. Molte tra le imprenditrici di Confagricoltura Donna sono under 35, due su tre hanno conseguito il diploma di laurea, e la tendenza generale è di coniugare tradizione e innovazione. Quest’anno l’Associazione pone l’accento sul legame profondo tra imprenditrici agricole e grandi chef attraverso un progetto itinerante di esaltazione delle eccellenze regionali, che verrà presentato in Parlamento.

“L’agricoltura, oltre ad essere un settore produttivo determinante per l’Italia, è uno dei comparti economici nel quale si registra il più alto tasso femminile, di imprenditrici smart, attente all’innovazione. Le aziende condotte da donne – conclude Oddi Baglioni – sono socialmente più responsabili, attente alla sostenibilità, con ampi margini di crescita e aprono la strada ad un futuro più inclusivo e resiliente. Il migliore augurio che si possa fare in occasione della Giornata della Donna è che ci si renda finalmente conto dell’apporto strategico del fattore D per il futuro della società”.

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