Le ex religiose che dicono di aver subito violenze da Padre Rupnik: chiediamo verità e giustizia

Le ex religiose che dicono di aver subito violenze da Padre Rupnik: chiediamo verità e giustizia

Conferenza stampa a Roma di due ex suore che hanno denunciato sacerdote

Roma, 21 feb. (askanews) – “Verità e giustizia” per il loro, come per i casi di 21 su 40 religiose che accusano padre Marko Rupnik di violenze psicologiche, spirituale e fisiche perpetrate ai loro danni nel monastero Loyola di Lubiana in Slovenia, di cui l’ex gesuita è stato padre spirituale. A “metterci la faccia”, come ha sottolineato l’avvocato Laura Sgrò nella prima conferenza stampa avvenuta stamane a Roma, sono state le ex religiose, Myriam Kovac e Gloria Branciani vittime anche loro di quello che è ormai divenuto un vero e proprio caso nella Chiesa cattolica nonchè una bandiera per la ricerca di trasparenza nei casi di abusi all’interno della Chiesa, che negli anni hanno coinvolto anche decine di adulti. Tra loro molte suore e religiose.

“Cosa chiediamo? – ha detto rispondendo ad una esplicita domanda Gloria Branciani – Che venga riconosciuta verità e giustizia. Fino ad oggi, invece, abbiamo subito la mancanza totale di visibilità. Ci hanno chiesto solo silenzio, di scomparire quandi non siamo state screditate. E questo è inaccettabile”.

Anche il ritiro della scomunica comminata a Rupnik, cacciato dai gesuiti ma oggi accolto in una diocesi come sacerdote ed incardinato nella diocesi di Capodistria, lascia più di un’ombra sul caso. “Per noi – ha detto ai giornalisti l’ex religiosa – anche qui, nulla di nuovo perchè Rupnik è sempre stato protetto da tutti negli anni. Quella che è la situazione odierna, dunque ci sembra la logica conseguenza di una storia gestita sin dall’inizio in modo non trasparente”.

Nel corso della conferenza stampa di oggi è poi emerso che le religiose, che hanno scritto una lettera aperta ai Gesuiti e alle autorità religiose, non hanno mai chiesto un incontro con Papa Francesco per raccontare la loro storia che, all’epoca dei fatti, con l’uscita dall’ordine religiso nel 1993, “il Papa neppure conosceva. Malgrado ciò – ha spiegato Gloria Branciani – speriamo che ci sia una presa di coscienza di quanto accaduto. Siamo in attesa che venga fatta luce e vengano riconosciute le responsabilità – ha quindi aggiunto – di quei fatti così dolorosi”.

Descrivendo minuziosamento i fatti che hanno portato alle denuncie di violenze di vario genere, non senza momenti di commozione, le due religiose hanno poi spiegato quello che hanno descritto come un vero e proprio “metodo-Rupnik” per assoggettare le sue vittime. “Il metodo – hanno detto – era quello dell’obbedienza. L’abuso, quello ‘con la A maiuscola’, sta prorio in questo: entrare nel mondo spirituale con tutti i mezzi usando tutto per fare pressione per cambiare la personalità più profonda, persino le emozioni”. Insieme a quello fisico, ci sarebbe stato, insomma, una sorta di “abuso spirituale – ha aggiunto ancora la Branciani – un abuso della coscienza, di quello spazio dove ha origine e dove si crea il mondo di una persona. L’abuso, l’entrare con metodi di coercizione psicologi e fisico in questo spazio personalissimo è e resta devastante e Rupnik – ha concluso – lo ha fatto sfruttando anche il carisma dell’uomo di Chiesa”.

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