Sanremo, ecco i 30 brani in gara. Sarà l’anno di una donna? Decisivi saranno i voti delle radio

Sanremo, ecco i 30 brani in gara. Sarà l’anno di una donna? Decisivi saranno i voti delle radio

Amadeus: “Non ci sono più i pezzi sanremesi”

Roma, 15 gen. (askanews) – E’ un Festival molto radiofonico quello in programma dal 6 al 10 febbraio, il quinto targato Amadeus. Trenta i brani in gara, che askanews ha potuto ascoltare in anteprima nella giornata dedicata ai giornalisti. Brani molto orecchiabili, molta discoteca, tanto rap e urban, zero rock (ad esclusione della Bertè). Brani che diventeranno molto probabilmente tormentoni e che sicuramente funzionano in radio. Difficile dire chi salirà sul gradino più alto della 74esima edizione della kermesse più discussa e dibattuta dell’anno. Diversi i brani candidati a vincere il Festival. E potrebbero esserci anche tante sorprese. Di sicuro dipenderà anche dal voto del pubblico e dal voto delle radio; quest’anno, infatti, per la prima volta al posto della giuria demoscopica saranno le radio a ricoprire la terza parte dei voti (insieme al pubblico e alla sala stampa).

Se dunque c’è chi scommette che a vincere sarà un “tradizionale pezzo sanremese”, una ballad melodica, e c’è chi invece è pronto a dire che potrebbe essere l’anno di un pezzo elettronico-rap. E chi punta su un Sanremo donna. Quest’anno infatti potrebbe essere una cantante a conquistare il gradino più alto. L’ultima fu Arisa nel 2014. Ma anche qui se ne vedranno delle belle.

“Le radio per me sono molto importanti – ha sottolineato Amadeus – perché come ho detto spesso, il successo di un brano è il fatto di sentirlo in radio anche dopo tanto tempo. Le radio sono il polso della discografia italiana. Ho ricevuto oltre 400 brani – ha aggiunto il conduttore – non si sono presentati brani di band rock, dopo i Maneskin non ho ricevuto proposte interessanti. Potrei dire che il pezzo della Bertè è rock. Quanti sono stati gli artisti a cui ho chiesto direttamente io? Una decina, tra loro Amoroso e Mahmood – confessa Ama – e un paio me li sono conservati dallo scorso anno, tra questi Maninni”.

Il fil rouge dei 30 brani è l’amore; amore perso, amore autobiografico, amore finito, amore trovato. Solamente due cantanti in gara affrontano temi più attuali, quello dei migranti e della guerra, come Dargen D’Amico e Ghali; due con temi a impatto sociale e femminile, come quella di Big Mama, una delle poche rapper donna italiana, e Fiorella Mannoia.

Una in napoletano, quella di Geolier, dal titolo “I p’me, tu p’te”. “Oggi tutti i ragazzi, da nord a sud, sono di livello nazionale – commenta Amadeus – sono ascoltati da qualsiasi parte d’Italia. Ecco perché ho aperto le porte alla canzone napoletana senza il minimo dubbio”. “A me non interessa il tema sociale di per sé – ha spiegato il conduttore e direttore artistico – a me interessa che il tema sia abbinato a un brano forte, che funziona. Se è un tema sociale importante ma poi ti accorgi che il brano ti stanca, non lo scelgo, farei un danno al tema sociale e a Sanremo stesso”.

Amadeus, dunque, guarda al testo, al ritmo, a quanto “funziona” il pezzo in radio, a quanto può prendere un pubblico il più trasversale possibile: dai più giovani (negli ultimi anni siamo passati dal 30% di interesse dei giovani a Sanremo al 90%), ai più anziani. “La famosa canzone sanremese, a volte studiata persino a tavolino, non c’è più. Adesso non si scrive più la canzone per Sanremo – sottolinea Amadeus – adesso presenti un brano che può andar bene per qualsiasi periodo dell’anno. E questo è vincente”.

E’ forse anche per questo che si sono quasi capovolte le tradizioni, così da trovare una Emma coraggiosa con un ritmo tecno-anni Novanta e dei Ricchi e Poveri uptempo in versione elettropop.

“Non faccio distinzioni tra generi musicali, il mio obiettivo era quello di portare l’attualità discografica a Sanremo, cioè fare in modo che le canzoni di Sanremo rispettassero i gusti del pubblico – ha spiegato Amadeus -. Non ho mai cambiato il testo di nessuna canzone in 5 anni, per me la canzone è un’opera d’arte e cambiarla sarebbe un sacrilegio”.

Colpiscono i brani di Alessandra Amoroso, Emma, Negramaro, Il Volo, Loredana Bertè. Attenzione a The Kolors, Angelina Mango e Annalisa che potrebbero scalare la classifica e agli outsider Rose Villain e Maninni.

Ma ogni brano ha un motivo più che valido per essere stato scelto dal direttore artistico. Gli esordienti come Il Tre, I Santi Francesi, Alfa, La Sad portano una ventata di freschezza e di novità, anche se non tutti saranno dei successi. La rivoluzione di Amadeus è proprio questa, dare spazio a chi non lo avrebbe in un contesto tradizionale ma che si afferma attraverso le piattaforme digitali e i social.

Ci sono poi i grandi veterani come Renga e Nek che forti della loro storia portano avanti un progetto comune, o i trionfatori degli anni scorsi come Diodato e Mahmood che si mettono di nuovo in gioco. Insomma un festival tutto da seguire e da ascoltare e riascoltare.

(di Serena Sartini)

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