Lombardia, da Regione “massima attenzione” a peste suina e africana
In Commissione Sanità fatto punto anche su influenza aviaria
Milano, 22 giu. (askanews) – Peste suina africana e influenza aviaria al centro dei lavori della Commissione Sanità oggi pomeriggio. “C’è massima attenzione da parte di questa Commissione e di Regione Lombardia su queste due emergenze sanitarie che potrebbero avere conseguenze economiche importanti per i territori – ha dichiarato il vice presidente Roberto Anelli (Lega) che ha presieduto la Commissione -. L’obiettivo è contenere e controllare la diffusione dei due virus per mettere in sicurezza gli allevamenti e l’economia lombarda. È un percorso lungo, ma le misure messe in campo sono efficaci”.
La seduta della Commissione dedicata a peste suina africana e influenza aviaria è stata richiesta dal Consigliere regionale Carmela Rozza (Pd) che ha espresso “grande preoccupazione per gli enormi danni per l’economia lombarda nel caso della diffusione dei due virus”. Si stima, infatti, che le perdite dell’export lombardo potrebbero arrivare a 60 milioni di euro al mese se la peste suina africana si diffondesse in tutta la pianura padana. La peste suina africana ha, infatti, un impatto economico diretto sulle aziende a causa dell’abbattimento dei suini infetti e un impatto indiretto perché comporta l’istituzione di zone di rischio (zone infette e zone di sorveglianza) che prevedono restrizioni nel movimento di suini vivi e prodotti a base di carne di suino dalle zone infette e dalle zone di sorveglianza.
In Lombardia sono allevati circa 5 milioni di suini che rappresentano più del 50% sull’intero comparto nazionale. L’80% degli allevamenti lombardi di suini è concentrato nelle Province di Cremona e Mantova. Un settore che, oltre a rappresentare una delle principali filiere per l’economia agricola regionale, alimenta molte delle più importanti produzioni Dop italiane. Ad oggi sul territorio lombardo sono, ineve, presenti 5.201 cinghiali, in forte calo rispetto al 2022 (14.663) e al 2021 (14.345). Le aziende testate nel 2023 sono state 89 per un totale di 456 suini.
Il monitoraggio è stato fatto in due fasi. Nel primo periodo (a gennaio e febbraio 2022, dopo la scoperta del primo caso in Piemonte) sono stati messi in campo 400 uomini per individuare carcasse di cinghiali e sono state attivate le azioni di sorveglianza su un’area di 330 chilometri quadrati. Nel secondo periodo (da febbraio 2022 a giugno 2023) sono state identificate le zone a rischio e monitorate 12 aree da 3- 5 ettari. Tutti i campioni sono risultati negativi, fino al primo caso del 20 giugno.
La peste suina africana è un virus che colpisce cinghiali e suini, senza la capacità di passare ad altri animali o all’uomo. Il cinghiale è il principale “veicolo” del virus e anche le carcasse sono in grado di trasmettere la malattia. Il primo caso in Italia risale al 7 gennaio 2022 a Ovada, in provincia di Alessandria, mentre martedì 20 giugno è stato confermato il primo caso di peste suina africana sul territorio lombardo riscontrata su una carcassa di cinghiale a Torretta Bagnaria nel pavese, a pochi chilometri dal Piemonte. L’area, come prevede il protocollo di intervento indicato dall’ordinanza del Presidente della Lombardia Attilio Fontana n. 28 del 6 giugno, è stata posta in Zona II, la cosiddetta “zona rossa”, che è ricompresa nella Zona I, una zona cuscinetto tra le aree infette e quelle non ancora coinvolte dalla presenza del virus.
Regione Lombardia, in presenza di un focolaio, interviene per definire i margini dell’area infetta attraverso la ricerca di carcasse di cinghiali e la gestione degli allevamenti suini più a rischio. Per evitare la diffusione del virus la prima azione è ridurre la libertà di movimento dei cinghiali attraverso il posizionamento di doppie recinzioni tra Lombardia e Piemonte. Per questo Regione Lombardia ha pubblicato un bando che prevede un fondo di 2milioni e 200mila euro destinato ai Comuni nelle Zone di restrizione I e II, ai Comuni considerati a rischio e ai Comuni al confine con l’Emilia Romagna e il Piemonte per l’acquisto delle recinzioni. Inoltre, entro il prossimo mese saranno distribuite alle Provincie con la maggiore presenza di allevamenti di suini 105 nuove gabbie per la cattura e il contenimento dei cinghiali.
La seconda azione è la riduzione della presenza dei cinghiali. L’obiettivo per il 2023 è il 180% dei prelievi dell’anno precedente, cioè 1.139 esemplari. Tra luglio 2022 e giugno 2023 ne sono già stati abbattuti 1.062, cioè +173%. Fondamentali sono anche il recupero delle carcasse per bonificare le aree. Per intervenire in modo rapido ed efficace, regione Lombardia sta valutando con il Commissario straordinario per la peste suina africana, Vincenzo Caputo, l’uso degli uomini della Protezione Civile e dell’esercito. Infine, le misure di biosicurezza per mettere in sicurezza gli allevamenti intensivi di suini affinché possano proseguire la produzione anche in presenza di una diffusione del virus.
Non sono presenti, invece, al momento sul territorio lombardo focolai di influenza aviaria (H5N1), un virus influenzale che infetta volatili selvatici e domestici e si può trasmettere ad altri animali e all’uomo. L’unico caso è quello scoperto lo scorso aprile a Carpendolo, in provincia di Brescia, e subito contenuto di un piccolo allevamento rurale. In Lombardia la popolazione avicola è di 18 milioni. La maggior parte degli allevamenti (il 75%) si trova nelle province di Brescia, Mantova e Cremona.
Nel 2022 sono stati controllati 970 allevamenti con quasi 20mila accertamenti diagnostici e sono stati ispezionati 853 allevamenti per verificare le misure di biosicurezza. Gli obiettivi di questi monitoraggi sono l’identificazione delle aree a rischio, l’adozione di misure di prevenzione, l’attivazione di azioni di sorveglianza attiva e passiva, la verifica degli standard di biosicurezza. Misure che hanno consentito, finora, di proteggere gli allevamenti e la produzione. Per contenere la diffusione dell’influenza aviaria e, di conseguenza, tutelare il comparto zootecnico, nel 2023 è stato attivato un gruppo interregionale tra Lombardia ed Emilia Romagna con l’obiettivo di coordinare azioni ed interventi. In caso di focolaio il piano di emergenza prevede l’abbattimento di tutti gli animali, il “vuoto sanitario” con bonifica dell’area e l’istituzione di zone di restrizione (protezione fino a 3 km dall’azienda infetta) e sorveglianza (fino a 10km).